I miracoli di Gesù

(130)

Gesù dai peccatori lebbrosi di Bethlem di Galilea (476.6 - 476.7 - 476.8)

"Fermiamoci. Maestro. Là, vedi, quella piattaforma di roccia, i due calano con una fune un cesto ai passanti, e oltre quella piattaforma è la loro grotta. Ora li chiamo." E getta un grido facendosi avanti, mentre Gesù e Giovanni restano indietro nascosti da arbusti folti.
Pochi istanti e poi un volto.... chiamiamolo volto perchè è messo al sommo di un corpo, ma potrebbe chiamarsi anche muso, mostro, incubo... si affaccia da sopra un macchione di more.
"Tu? Ma non eri partito per i Tabernacoli?"
"Ho trovato il Maestro e sono tornato indietro. Egli è qui!"
Se Abele avesse detto: "Jeovè si libra sul vostro capo" molto probabilmente sarebbe stato meno subitaneo e riverente il grido, l'atto, lo slancio dei due lebbrosi - perchè mentre Abele parlava si era affacciato anche l'altro - nel gettarsi fuori, sulla piattaforma, in pieno sole, e nel prostrarsi viso a terra gridando: "Signore, noi abbiamo peccato. Ma la tua misericordia è più grande del nostro peccato!" Lo gridano senza neppure assicurarsi se Gesù è veramente lì, o se è ancora lontano, in cammino verso di loro. La loro fede è tale che fa vedere anche ciò che gli occhi, per le piaghe delle palpebre e la rapidità del gettarsi a terra, non hanno certo visto.
Gesù avanza mentre essi ripetono: "Signore, il nostro peccato non merita perdono, ma Tu sei la Misericordia! Signore Gesù, per il tuo Nome salvaci. Tu sei l'Amore che può vincere la Giustizia."
"Io sono l'Amore. E' vero. Ma su Me è il Padre. Ed Egli è la Giustizia" dice severo Gesù, facendosi con Giovanni in avanti sul sentiero.
I due alzano gli sfigurati volti e lo guardano fra le lacrime che scorrono unite a sostanze marciose. Orribile a vedersi quei volti! Vecchi? Giovani? Chi il servo? Chi Aser? Impossibile dirlo. La malattia li ha uguagliati facendone due forme di orrore e nausea.
Come deve loro apparire Gesù ritto in mezzo al sentiero, col sole che lo fascia di raggi e ne accende il biondo dei capelli, non so. So che lo guardano e poi si coprono il volto gemendo: "Jeovè! La Luce!" Ma poi gridano ancora: "Il Padre ti ha mandato per salvare. Egli ti chiama la sua dilezione. Egli in Te si compiace. Egli non ti negherà di darci il perdono."
"Il perdono o la salute?"
"Il perdono" grida uno. E l'altro: "... e poi la salute. Mia madre muore di dolore per me."
"Se Io vi perdono resta sempre la giustizia degli uomini, per te soprattutto. Che vale allora il mio perdono per fare felice tua madre?" tenta Gesù per fare dire le parole che attende per operare il miracolo.
""Vale. Ella è una vera israelita. Vuole per me il seno di Abramo. E per me non vi è quel luogo in attesa del Cielo perchè ho peccato troppo."
"Troppo. Lo hai detto."
"Troppo!... E' vero... Ma Tu... Oh! quel giorno c'era tua Madre... Dove è tua Madre ora? Ella aveva pietà della madre di Abele. L'ho visto. E se ora sentisse avrebbe pietà della mia. Gesù, Figlio di Dio, pietà in nome di tua Madre!..."
"E che fareste dopo?"
"Dopo?" Si guardano sgomenti. Il "dopo" è la condanna degli uomini, è lo sprezzo, o la fuga, l'esilio. Davanti alla prospettiva della guarigione essi tremano come della perdita di una salvezza.
Come ci tiene l'uomo alla vita! I due, presi nel dilemma di guarire ed essere condannati dalla legge degli uomini, o vivere lebbrosi, quasi preferiscono vivere lebbrosi. Lo dicono, lo confessano con queste parole: "Il supplizio è orrendo!" Lo dice soprattutto quello che capisco essere Aser, uno dei due omicidi...
"E' orrendo. Ma almeno è giustizia. Voi lo davate a questo innocente, per loschi fini tu, per un pugno di monete tu."
"E' vero! O mio Dio! Ma egli ci ha perdonato. Perdona Tu pure. Vuol dire che moriremo. Ma l'anima sarà salva."
"La donna di Gioele fu lapidata perchè adultera. I quattro figli stentano la vita con la madre di lei perchè i fratelli di Gioele li hanno scacciati come bastardi, impadronendosi dei beni del fratello. Lo sapete?"
"Ce lo disse Abele..."
"E chi ripara alla loro sventura?" La voce di Gesù è un tuono, veramente è voce di Dio Giudice e fa paura. Solo nel sole, dritto e rigido, è figura di spavento. I due lo guardano con paura. Benchè il sole debba inviperire le loro piaghe, non si muovono, come non si muove Gesù che ne è tutto avvolto. Gli elementi perdono valore in queste ore di anime...
Aser dice dopo qualche tempo: "Se Abele vuole amarmi sino in fondo, vada da mia madre e le dica che Dio mi ha perdonato e..."
"Io non ti ho perdonato ancora."
"Ma lo farai perchè vedi il mio cuore... E le dirà che tutto quanto è mio vada ai figli di Gioele per mio volere. Sia che io muoia, sia che io viva, rinuncio alla ricchezza che mi ha fatto vizioso."
Gesù sorride. Si trasfigura nel sorriso passando dal volto severo al volto pietoso, e con voce mutata dice: "Vedo il vostro cuore. Alzatevi. E alzate il vostro spirito a Dio benedicendolo. Recisi come siete dal mondo potete andarvene senza che il mondo sappia di voi. E il mondo vi attende per darvi modo di soffrire e di espiare."
"Ci salvi, Signore?! Ci perdoni?! Ci guarisci?!"
"Sì. Vi lascio la vita perchè la vita è sofferenza specie per chi ha dei ricordi come i vostri. Ma ora non potete uscire di qui. Abele deve venire con Me, deve andare come tutti gli ebrei a Gerusalemme. Attendete il suo ritorno. Esso coinciderà con la vostra guarigione. Egli penserà a portarvi al sacerdote e ad avvisare tua madre. Io dirò ad Abele ciò che deve e come deve fare. Potete credere alle mia parole anche se me ne vado senza guarirvi?"
"Sì. Signore. Però ripetici che perdoni allo spirito nostro. Questo sì. Poi tutto verrà quando vorrai."
"Io vi perdono. Rinascete con uno spirito nuovo e non vogliate più peccare.....